La donna indipendente
dal 3 dicembre al 21 gennaio 2011
presso i locali dell’INDIE STORES Bar Sport donna
a Bologna, in Via Riva Di Reno, 100/D
Giovanni Oscar Urso è artista sensibile, pronto a cogliere, e talvolta esasperare le contraddizioni della realtà contemporanea. La sua attenzione verso il mondo femminile, nella serie “la donna indipendente”, è un modo per denunciare alcune peculiarità divenute comuni nella nostra società, ove seduzione e erotismo sono espressione di una sorta di narcisismo sociale. Uomini e donne, infatti, hanno forse raggiunto una certa parità comportamentale, nondimeno restano i bisogni, i sogni, le amarezze, le gioie che differenziano uomini e donne in quanto gender.
Se si guardano le foto di Giovanni Oscar Urso, si scopre quanta artificiosità e quanta poca realtà sia rappresentata sotto forma di simboli espliciti. L’utilizzo delle bambole e le innaturali posizioni di autoerotismo servono a rappresentare un mondo artificiale in cui, nonostante il nome che vuol dare identità, nessun essere vivente, tantomeno una donna, può riconoscersi. I colori forzati da una saturazione sparata intervengono a suggerire atmosfere d’astrazione. Gli stereotipi, i volti volutamente sfumati o distorti rendono impossibile l’immedesimazione con il reale. E’ vero sono simboli di un’illusione. L’aspirata indipendenza a cui soprattutto il genere femminile ha anelato è impossibile in un mondo ancora medioevale fatto di feudatari, vassalli, valvassori e servi della gleba. L’artista denuncia con forza l’ipocrisia di una certa politica demagogica che fa apparire come possibile e reale un mondo democratico pronto ad accettare la collaborazione dell’altro sesso, ma altrettanto incline a sminuirlo, umiliarlo o sfruttarlo. Certo è che negli ultimi anni non soltanto le donne hanno perso diritti sul lavoro e la dignità della persona. Il concetto di indipendenza è innanzitutto strettamente legato al diritto di autodeterminazione: nel suo aspetto “esterno”, come diritto all’autonomia di giudizio politico; in quello “interno”, come scelta di perseguire un personale sviluppo economico, sociale e culturale. Dunque la domanda che si fa Urso con le sue opere coinvolge il genere umano, che ha dovuto cedere conquiste di autodeterminazione ottenute con sforzo, con fatica, con la lotta. Eppure ci pare di vivere in un mondo progredito perché le donne sembrano godere della libertà di scegliere una vita da single, anziché modelli tràditi di rapporto coniugale e di maternità quali uniche aspettative di vita; sembrano progredite e capaci di autodeterminarsi per la libertà di scegliere e non solo di essere scelte. Le opere di Urso gridano il rischio dell’illusione. Invitano a riflettere sulla qualità delle emozioni, sull’origine del piacere e della soddisfazione, sulla possibilità che scaturiscano dal solipsismo piuttosto che da una vita di relazione. La donna indipendente non esiste come non esiste al di fuori di un rapporto entro cui sappia sviluppare la sua autonomia. La donna indipendente è la speranza di una umanità migliore, che vive inconsciamente in ciascuno di noi.
Marco Testa